Classifica della X edizione del concorso letterario indetto dal comune di Giovo nell’ambito della 58^ Festa dell’uva
- 1° premio: Liquido amore di Rita Mazzon
Motivazione: Un racconto che fluisce in sintonia con la premessa anticipata dal titolo, “Liquido amore”, appunto. Inizia con l’immagine di un vecchio sulla porta “a raccogliere pensieri” e si dipana intervallando il suo monologo a brevi parti descrittive.
Al centro “vigne e poi vigne ancora”. Sono loro a dare al vecchio “l’emozione” di risvegliarsi ogni mattina. “Voi siete le madri.br>Siete le amanti che mi fanno sospirare ancora a questa età” – afferma -. Immagini del presente e del passato si susseguono, inafferrabili come le stagioni. Così scorre il tempo e la vita.
Attraverso il suo legame con la terra, il vecchio “sa di appartenere alla storia”.
- 2° premio: Due piccoli acini di uva nera di Valentina Meloni.
Motivazione: Un titolo che solo nel finale svela la sua poesia e il suo significato.
Un titolo che è un’intuizione, un baleno che schiude un racconto che va, invece, assaporato lentamente, gustandone la scrittura pausata, quasi assorta.
Dal passato ritorna la schiacciata d’uva dal sapore mitico d’infanzia che la madre ogni anno prepara. È tra le mani della narratrice, lei ne sbocconcella dei pezzetti alternandoli agli acini d’uva. Alla fine, due le rimangono in mano. Ne nasce un’immagine capace di turbare, una sorpresa che non possiamo svelare. Carica di futuro.
- 3° premio: Vino. Pane e companatico di Luciano Poletto Ghella.
Motivazione: Ottima scrittura, frammentaria ma coesa, tema centrato, lirismo che non indugia in derive retoriche. Efficace ritratto della bellezza “quella viva, da non crederci” che “fa rumore, non è silenziosa”, incarnata da Gina, la moglie del narratore, anche se è morta diversi anni prima.
Ma la bellezza è anche quella del paesaggio che “non è mai ferma, cambia colore”, e non si può scindere dal valore della memoria. Un mondo ricco di affetti è descritto attraverso intense pennellate in cui la vendemmia si può “respirare” mentre il mosto “invade le nari e i muri, fra case strette come dita solidali”.